The Dutchess

martedì, maggio 23, 2006

Dal diario di The Dutchess: Il Sublime

Meta-post
L'intenzione, che covava tra le pieghe delle meningi, era il post autocelebrativo in vista del lungo viaggio che TheDutchess sta per intraprendere. Ma i casi della vita non mancano mai di offrire spunti improvvisi che in momenti di fermentazione creativa trasformano ogni moto dell'agire in espressione di pura potenza egoista. E così da una porta sbattuta nasce una nuova pagina di diario.
[si noti che la cosa è resa ancor più eroica e sublime e perfida dacché il PC mi ha piantato alla fine della prima stesura e blogspot non ha recuperato che fino alla prima foto nonostante avessi salvato...]

Il Sublime
-post d'eroismo e perfidia-

L'una è passata da poco. Il mio libro della buonanotte è "The Lesbian S/M Safety Manual" (per i feticisti delle bibliografie, a cura di Pat Califia, 1988, Lace Publications), quando il sonno si fa sentire sono al capitolo "So you wanna be a sadist? how to make it hurt so good in one easy lesson", e per la precisione al paragrafo Reality Chacking, dopo avere passato Humiliation, Infantilism e How to Make a Public Scene Hot. Dopo le titaniche fatiche domenicali della cena con i colleghi di corso, iniziate con la pulizia della casa che potete bene immaginare e culminate con un trionfo culinario, proseguite con un lungo lunedì di pulizie after-dinner, la stachezza di faceva sentire.
TheDutchess, deposte le sudate carte, si appisola soavemente... per essere svegliata poche ore dopo dallo sbattere di una porta.
Kyle, accompagnala, per una volta nella vita!
Una mandria percorre il corridoio con la levità di trecento gnu giù per un pendio. Giunta in soggiorno, si ferma.
Voci.
Tre, di cui due femminili. Una particolarmentre gentile, s'insinua tra le pieghe delle meningi stridula e nasale, rediviva Sandra Milo con il raffreddore.
Forse, tra le altre, una quarta voce maschile sommessa che non riesco a ricordare.
Odo, attraverso le pareti di carta di riso di questo prefabbricato in cui la generosa e rispettosa università di questa città mi ha piazzato, che una conversazione dal volume tutt'altro che basso ha inizo. Ed essa è accompagnata dalla delicata musica jazz di una tromba solista, che come una talpa ti scava nel cervello.
Anni di educazione cattolica e la spossatezza di una giornata lunga mi fanno dire che posso pazientare, poiché passerà. Passerà. Passerà.
Alle 4.48 sono steso a letto con gli occhi sbarrati. Sento Mikko -l'unico la cui stanza non dia sul soggiorno- uscire per chiedere silenzio: d'altra parte lui deve partire per Budapest l'indomani mattina. Dice, e chiude la porta dietro di sé.
Il volume non varia di un decibel, la troba continua a suonare. Sono piuttosto incazzato. È come averli in stanza, come se conversassero con me e sento, sollevato, le frasi di rito che conducono una conversazione verso il suo termine: ci risentiamo, ti ho lasciato il mio numero, ci possiamo vedere domani. Sono le 5. È chiaramente il volgere al termine di un abbordaggio conclusosi sulla soglia della camera da letto. Anche se sono etero, posso rispettare la cosa. Dopotutto la ragazza di Kyle è andata in Francia e non tornerà fino alla fine di ottobre quindi lui se la spassa... Ma, a questo punto, fa l'errore, il passo che non avrebbe dovuto mai fare: "volete del vino"? Ora, a parte che hai offerto un volgarissimo rosé sudafricano, a parte che so che resteranno i cerchi rossastri sul tavolino di legno che pulisco quotidianamente, a parte che quando hai detto vino m'è preso il panico perché tu, sciacallo, saresti stato capace di offrire il Chianti senese che mi è stato regalato la sera prima e che non siamo riusciti a stappare (e qui metto istintivamente le mani al collo come se mi stessero rapinando dei gioielli), dico, ma che cavolo, ma se ne stanno finalmente andando e offri del vino? Dietro la porta della mia stanza? ridendo e scherzando? alle cinque passate? che già albegga?!
Bene, bisogna intervenire. Ho detto che mi era parso un abbordaggio, vero? Sì, l'ho detto.

Nei pochi attimi che mi ci vogliono per scviolare fuori dal letto in costume adamitico e mettere addosso due stracci -che la mitologia vuole siano stati un tanga potamocherato con tanto di ciuffetti laterali e un baby doll nero e oro piumato, ma che in realtà erano solo un paio di boxer lilla con disegnini verdi e una maglia della salute bianca che ho "preso in prestito" dal mio ex circa... un anno fa- ecco, in questi secondi di rumori d'armadio e ciabatte che provengono dalla mia stanza la conversazione s'acquieta. All of a sudden.
Penso di essermi guadagnata sul campo una specializzazione in psicologia infantile. Le battute standard sono pronte. Il tempo di aprire la porta e vedo fare capolino da dietro l'angolo la testa nera di Luke, il compagno di strimpellate di Kyle. Dunque eravate letteralmente dietro la porta della mia stanza, seduti sul divano che poggia su quella parete... che carini. E qui entriamo nella dimensione "Daria". Le battute standard sono caricate di cinismo.
Abbiamo delle foto d'archivio di Kyle.
















Attraverso in diagonale il soggiorno, bicchiere in mano, per raggiungere la cucina, senza neppure considerarli. Quando sono fuori dalla loro vista, la conversazione che già conosco in ogni sua parte ha inizio.
Luke: Ti abbiamo svegliato?
TD: Così pare.
Luke: Ma stavamo sussurrando
TD: Yeah, maybe, I guess so
Luke: Ma quand'è che ti abbiamo svegliato?
TD: Non ricordo se è stato quando avete sbattuto la porta, quando avete saltellato per il corridoio, quando avete messo la musica o quando vi siete messi a chiacchierare dietro la parete sottile come la carta della mia stanza.
Luke: Quindi ti abbiamo disturbato?
TD: No, anzi. È bello ogni tanto cambiare, essere svegliati alle quattro e mezza e non dormire tutta la notte. Così, per evitare la routine, aiuta a non annoiarsi nella ripetitività delle giornate.
A questo punto succede una di quelle cose rare e preziose, quando è come se tutto il cosmo si alleasse con te per aiutarti a realizzare lo scopo. Io volevo ridicolizzarlo davanti alle tizie, e lui stesso, da sé, provvede in un modo che migliore non potevo immaginare
Kyle: Dici sul serio?
TD: Kyle, please…
Sì, di fronte a tanta cretinità anche la peggiore forma di cinismo di cui sono capace si è arresa.
Così, finito di sorseggiare il bicchiere d’acqua, inizio a fare l’attività che ormai, in questa casa, mi caratterizza: lavo la padella sporca.
Kyle (sottovoce): Che facciamo?
Luke (sottovoce): Non so…
TD: No, tranquilli, fate pure, io tanto sono ormai completamente sveglio. Sto addirittura lavando i piatti, ché qui non lava mai nessuno. Voi continuate pure, spero di non disturbare, finisco subito. [ok, mi ero sbagliato, un modo peggiore di ridicolizzarlo c’era].
Kyle (sottovoce): Be’ Luke, sei stanco? Possiamo continuare
Luke (sottovoce): Mah, io direi di no…
Kyle (sforzandosi di risultare simpatico): vuoi andare a dormire? Oh ragazzo, su, ha detto che possiamo continuare.
Kyle è ridicolo, Luke imbarazzatissimo, il quadretto è assai grottesco. Io sono molto divertito nel constatare che lui, ormai, va da sé, perfezionando la propria ridicolizzazione. A questo punto, non resta che andare verso il bagno e fare la doccia. Dopotutto sono quasi le sei del mattino.
Lascio così il tempo alle finniche di dileguarsi, mi prendo il mio tempo, ed esco. Avvolto nel mio accappatoio policromo tipo Missoni (povero), incedo aristocraticamente con l’infradito verso la stanza.
E sono indescrivibili la gioia e il godimento che provo quando, chiusa la porta alle mie spalle, lo sento mandarmi a farmi fottere perché gli ho mandato in vacca l’abbordaggio. E il suo fegato gli deve rodere certamente ancor di più al pensiero degli sforzi che ha fatto tra venerdì e sabato per ingraziarsi le mie simpatie mostrando una cordialità esagerata (vuoi una canna? vado al supermercato, serve qualcosa? faccio il tè anche per te? Domenica stai pure con gli amici, quanto volete, io esco, tranquilli). Offerte che non mi è mai manco passato per l’anticamera del cervello di rifiutare. Ho signorilmente sempre accettato. Respingerle sarebbe stato così maleducato.
Dopo mesi, finalmente, meritata rivalsa.
Cantava Lio:
La vengeance est un plat qui se mange froid
Et tu va te glacer d’effroid
En constatant mon appetit
Est loin d’etre petit petit
Tu peux prende tes jambes à ton cou
Vite avant que je te le tord
Ce qui ressemblerait encore beaucoup trop
A de la miséricorde

(La vendetta è un piatto che si consuma freddo/ e tu raggelerai dallo spavento/ constatando che il mio appetito/ è tutt’altro che piccolo piccolo/ Puoi andartene a rotta di collo/ presto, prima che te sia io a spezzartelo/ Il che somiglierebbe ancora davvero troppo/ a della misericordia)


Sì, le vie delle Signore sono infinite…

E adesso, con lo sguardo sornione volto allo schermo e alle mie venticinque lettrici, ordino mentalmente i bagagli per la partenza. Eh sì, TheDutchess parte, ma vi terremo aggiornat_. Domani sera, ore 20,05, treno notturno da Amsterdam Centraal a Basel SBB, binario 5b, arrivo ore 6.54. Quindi Intercity per Milano alle 7.04 dal binario 4, con arrivo alle 12.35, e poi RitaExpress… giù fino alla Sicilia, destinazione Palermo. 2.550 Km, circa 39 ore di viaggio per Rita Borsellino, per liberare la Sicilia. Zaino da trekking, valigia blu da 15 Kg, trolley verde mela, beauty case, cappelliera, baule con gli effetti personali… e gli occhi lucidi luci per la speranza e la trepidazione, dritti fino alla cabina elettorale, per apporre il segno sulla scheda e, sperabilmente, per lasciare il segno.
Già mi vedo, in questa scena holliwoodiana in cui minacciosi punkabbestia siculi assaltano il treno organizzato per salire senza biglietto, con me che li addomestico nel mio abitino cinese nero e rosso sangue e il frustino da cavallo, su 10cm di tacchi a spillo cromati e zeppe satinate… sì, mi stanno arruolando nel servizio d’ordine!
Cuffaro, il prossimo sei tu!

(e ragazze, se riesco a camminare in equilibrio coi tacchi sulla ciccia budinosa di vasa-vasa… be’, come minimo voglio essere assunta in cielo, o per lo meno assunta con un contratto a tempo indeterminato!)

venerdì, maggio 19, 2006

Dal diario di TheDutchess - c'erano una volta i migliori amici delle ragazze...

Si formano ad una pressione di 5 Gigapascal, ad una temperatura di 1.200 °C. Ne vengono estratti per circa 9 miliardi di dollari l'anno, la metà dall'Africa.
Il più famoso? Lui...
Il Koh-i-noor (montagna di luce). Ci scorazza solitamente mia cugina Elisabetta II a spasso per Buckingham Palace.
Ma perché parlare di diamanti nel mio diario? Io, che ho un introito netto mensile di... -620,00 euri? (sì, c'è un meno davanti, avete letto bene... ho introiti negativi... ma se parlate con gli economisti moderni i debiti sono una risorsa... [vedi i decreti salva-calcio] mah!).
Ad ogni modo... la checcona 40enne che sta con il mio amico turco lavora da 16 anni per questa simpatica compagnia olandese chiamata Coster. Che magari non vi dice nulla, ma sono solo quelli che a suo tempo tagliarono e che adesso periodicamente ripuliscono il Koh-i-noor.
Hanno bisogno di madre-lingua italiani che parlino fluentemente inglese e una terza lingua europea per l'estate... troppi acquirenti italiani e non riescono a farvi fronte.
Giovedì colloquio e curriculum.
Cantavo "Diamond are a girl's best friends" sotto la doccia, mi vedevo tutta circondata di italioti lanciati nello shopping di lusso, che gli scucivo qualche decina di migliaia di euri per qualche grammo di carbonio.

1.149 euri netti al mese per un lavoro full time. Estate ad Amsterdam. No famiglia rompipalle e soffocante. Scusa ottima per non dare esami a settembre. Soldini da mettere da parte per i capricci e gli affitti... poi dico, parliamone: può esistere un lavoro più frocio?
La regina che era in me piroettava. Avevo persino preparato il post per fare il grande annuncio. Attendevo la risposta trepidando.
...
il post che avevo preparato era un altro.
tutto in frantumi

Mi posso deprimere, per una volta, in questo blog...?


Il bibliotecario non mi caca, i miei tentativi di ingresso nel mondo del lavoro falliscono miseramente, Fioroni è ministro dell'Istruzione e Stephen se n'è andato a Madrid portando con sé l'adattatore del tostapane. Mi ci manca solo di scoprire che Yoda in realtà è un ex-lottatore di wrestling diventato verde a causa degli anabolizzanti...
Non scherziamo: dove avete nascosto il telecomando?
Se dichiarano illegale il gorgonzola finisce che mi uccido.



mercoledì, maggio 17, 2006

Tecnico

Post tecnico.
Questo sito s'incasina all'inverosimile con Explorer 6.0
Usate qualsiasi altra cosa, ma non Explorer, vi prego.
Non sono io che boicotto lui, è lui che boicotta voi, perché vi perdete i link di lato, gli avvisi temporanei -sempre di lato- e qualche altra cosa, tutto perché il mio template preferito a lui non piace e sgarra a disegnare una linea.
Adesso potete proseguire e leggere il 2° numero di "Paradisi Dimendicati", che ho fatto con tàààànto amore! Baciozzissimi :-)

Per scaricare Mozilla Firefox.
Per scaricare Opera.

martedì, maggio 16, 2006

Paradisi Dimenticati #2

So che attendevate con ansia e trepidazione, ed eccomi, eccovi l'ultimo prodotto delle mie fatiche.
Il nostro viaggio ideale oggi prosegue verso il cuore segreto dell'Africa, nella savana dove il Sahara eterno incontra la foresta pluviale, nell'ultima vera riserva di vita selvaggia di tutto il continente.
Non è il Benin o il Togo, e non siamo alle falde del Kilimangiaro -come ha suggerito qualcuno!-, non è il Congo di Heart of Darkness, né il Camerun che fu francese.
Siamo nella terra dei pigmei e, siccome siete di un'ignoranza abissale e nessuno ha ancora indovinato, ecco che vi do il benvenuto nella


Repubblica Centrafricana
-viaggio in compagnia del plasmodio falciparo e del potamochero dai ciuffetti-
-prego notare la semplicità cromatica della bandiera-

[pausa di meditazione estetica]

*cos'è? un test sul daltonismo?*

Iniziamo, come sempre, dalla collocazione geografica.
Vabbe', se si chiama Repubblica Centraficana ci sarà un motivo, no? Possiamo saltare la parte sulla collocazione geografica. E proporre, per analogia, un nuovo nome per il Liechtenstein -oggettivamente impronunciabile se non avete un mal di gola con placche come larve di mosca (piccole, ma davvvero schifose).
Ma quanto è grande la Repubblica Centrafricana? Quanto può essere grande questo stato dimenticato nel cuore dell'Africa, schiacchiato tra l'imgombrante Sudan, l'enorme Ciad e il gigantesco Congo?
Potete aiutarvi con la cartina, e considerate che fa ben 4.303.356 abitanti.


Bene, per quelle fra voi che sanno leggere una cartina, be', c'è la scala, non serve aggiungere altro.
Ora si pone un problema? Quanto devo supporre che siate colte e intelligenti? Dirvi o non dirvi quant'è grande? Perché se ve lo dico potrei offendervi implicando che non sapete leggere una cartina.
Ok, per quelle tra voi che le cartine le usano solo per rullarsi canne [attività nobilissima che io stess_ pratico tutte le volte che posso], sveliamo che, UDITE UDITE!, la superficie della Repubblica Centrafricana è di ben 622.984 chilometri quadrati!
...Bimbe su, andiamo, è due volte l'Italia. Capisco che, esperte come siete di centimetri, i numeri espressi in chilometri non vi dicono nulla, ma un po' di sforzo!

[disordinamento politico, storie, demografia, altro...]
Dell'ordinamento politico c'è poco da dire. Un folkloristico stato africano da cui avremmo dovuto imparare: eleggono un presidente, quello si atteggia a imperatore per un po' e loro lo rovesciano, di solito facendolo a brandelli. E ricominciano daccapo. Noi invece ci teniamo Berlusconi e Prodi. Dico, loro per lo meno si divertono, variano, sperimentano... e poi lì la politica conta davvero: scegliere una fazione e non l'altra è questione di vita o di morte!
Vabbe', passiamo alla storia. Problema. Visto che la Repubblica Centrafricana è stata inventata di sana pianta dai francesi, bisogna capire che storia vogliamo raccontare. Io comincerei da Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, VII, 23-30
"Oltre questa remota regione montuosa si dice vivano i Pigmei Trispithami, i quali non sono più alti di tre spanne; il clima è salubre e sempre primaverile, protetto a nord da un'arco di monti; Omero dice di questa tribù che venga assaltata dalle gru. Si dice che a primavera l'intera tribù a dorso di montoni e capre e armata di frecce vada come un sol'uomo in mare e mangi le uova e i pulcini delle gru, e che questa sortita duri tre mesi, e che altrimenti non potrebbero proteggersi contro gli stormi di gru adulte, e che le loro case siano fatte di fango, piume e gusci d'uovo. Aristotele dice che i Pigmei vivono in caverne scavate, ma per il resto le sue affermazioni su di loro concordano con quelle di altri autori."
Due note: 1) Ma che minchia di mitologia si ritrovano questi? Combattere contro le gru a dorso di capra? Ovvio che non produrranno mai un Tolkjen. Ve l'immaginate il Portatore dell'Anello a dorso di capra e i Nazgul di Sauron che spandono terrore per le terre e i cieli... in groppa a delle gru?; 2) Però abbiamo scoperto la radice del siculo "trispitu", ad indicare persona abnormemente minuta "Si' nu trispitu" o "pari nu trispitu". Significa "alto tre spanne". Uhmm... Sarà allora casuale l'assonanza con "trespolo" che metterebbe in discussione questa preziosa scoperta? Mah... altre fonti dicono diversamente.
Ad ogni modo, nel 1960 'sti Pigmei e con loro uno strano ammasso di altra gente viene messo assieme da qualcuno e diventano indipendenti dalla Francia. Si trattava di popolazioni Baya 33%, Banda 27%, Mandjia 13%, Sara 10%, Mboum 7%, M'Baka 4%, Yakoma 4%, altri 2% (=sono la minoranza europea).
Tra Plinio e il 1960 non sappiamo. Oh, a parte il fatto che i Pigmei venivano periodicamente presi a bastonate dai Bantu e che periodicamente passava qualcuno a rapire un po' di Bantu, li portava sulla costa o a Timbuctù, e li vendeva come schiavi. Si accettano scommesse su quanti di loro sono finiti a Saint Vincent e Grenadines.
Vabbe', lo so che non è divertente. Quindi per variare un po', ecco in che tipo di abitazioni risiedono le popolazioni autoctone.
Ok, vi state chiedendo: ma perché vivono in capanne così piccole dopo avere abbattuto tutti quegli alberi?. Anche io, a pensarci, mi ci sarei costruito, non so, una copia ingigantita del Teatro dell'Opera di Vienna. Che magari prende fuoco subito, ma vuoi mettere che falò chic che ti ci viene?
Poi ho cercato. No no, il punto è che esportano legname. Tutti i paesi che vivono nelle zone equatoriali esportano legname. Ne hanno in abbondanza. Ecco, adesso infatti nella Repubblica Centrafricana c'è rimasta quasi solo la savana, e i Pigmei migrano. A piedi. Avete presente quanto ci mette un pigmeo ad andare a piedi con la falcata che si ritrova?
Vabbe', il legname è il 20% del prodotto interno lordo. Il resto è tutta economia di sussistenza: oro, uranio, diamanti e petrolio vengono infatti saggiamente custoditi da una mezza dozzina di multinazionali che, onde evitare di contaminare questi bonnes sauvages con il vile denaro, riescono perfettamente nell'arduo compito di non fargliene vedere neppure un tarì. Quindi, visto che questo 80% del PIL va all'estero, da dove viene quello vero?
La risposta alle vostre domande si cela tra i pixel di questa immagine.
Sì, caccia. Ma non caccia qualsiasi. Caccia pigmea. Quello che le più volgari tra voi pensano essere un banalissimo porco, è in realtà lo splendido potamochero dai ciuffetti, di cui abbiamo un collage di immagini estratto dal booklet che mandò nel 1994 a Roberto Cavalli nella speranza di posare per la fantasia di un suo tessuto. Non c'è ancora riuscito, ma non demorde. (e gli suggeriamo di trovare un'altro nome, perché tigrata e zebrata sono ancora pronunciabili, ma ve l'immaginate chessò Moira Orfei che si presenta con una stola potamocherata?)

[...]

Trepidate ancora un istante per le immagini, che stiamo or ora elaborando. Nel frattempo una riflessione sul linguaggio. In inglese, ad esempio, lo stesso animale si chiama "Red River Hog", che per quelle un po' colte tra voi significa "Porco del Fiume Rosso", per quelle colte sul serio, che sanno che in Africa non c'è nessun Fiume Rosso, red river hog non significa niente. Insomma, non è un parente di Calderoli che vive lungo un fiume inquinato di rame e ossido di ferro. La lettura corretta è (red) (river hog) e non (red river) (hog), cioè maiale rosso di fiume. Solo gli inglesi potevano chiamarlo così. Se avessero scoperto il leopardo in tempi recenti l'avrebbero chiamato Big Cavalli-style Wild Cat.
I francesi, nel loro essere meravigliosamente cartesiani anche in questo, lo chiamano Potamochère d'Afrique, cioè potamochero d'Africa (questa era facile). Ora, quelle veramente troppo colte tra voi, che hanno virtualmente vinto tre o quattro milioni di euri partecipando a distanza ai quiz di Gerry Scotti, avranno certamente indovinato che potamochero vuol dire appunto maiale di fiume (potamos+okeros, d'altronde se esiste il cavallo di fiume e si chiama ippopotamo, è legittimissimo trovare anche un maiale di fiume; e no, non è Katia Ricciarelli che s'immerge nel Simeto. Certamente però l'oca di fiume è una velina slovena). A questo punto si potrebbe pensare che il maiale di fiume d'Africa viva lungo il Nilo. Per niente. Quindi l'italico ingegno trovò quello che, senz'ombra di dubbio, è il nome più appropriato per questa deliziosa bestiola che mi onoro e mi glorio di avervi fatto scoprire: Potamochero dai ciuffetti. Le foto non lasciano alcun dubbio!
Ora, siate sinceri, non credete anche voi che questa sia la bestiola più graziosa del mondo? Non vi viene voglia di fargli tante treccine sui ciuffetti? Non ve lo strapazzereste tutto di coccole? Non vi rotolereste nel fango con lui? Ecco, vi do un consiglio da zia: non fatelo. Perché tiene certi molari con i quali, secondo come, ammazza spezzandovi le ossa. Ma tutto quello che volete sapere sul potamochero dai ciuffetti lo potete trovare sul portale dell'ungulato definitivo! (ma la gente quando registra i domini di che si fa?).

[prima del punto]

Insomma, ci sono i pigmei -che sono deliziosi soprattutto perché non hai più bisogno di usare i tacchi per sembrare slanciato-, ci sono quesi maialetti taaanto squiqquacciuosi, ci sono oro e diamanti in abbondanza (anche un po' di uranio, ma dopo Tremonti possiamo resistere a tutto), almeno una mezza dozzina di popolazioni diverse tra le quali potere scegliere, il deserto, la savana, la foresta pluviale, tantissimi animali allo stato selvaggio -e almeno altrettanti bracconieri nerboruti che fa tanto leather e S/M-, un clima sempre primaverile e, presumibilmente, un casino di gru. Ma cosa volete di più? (e la prima crettina che scrive "un lucano" subirà un post ad hoc di quelli che piuttosto vi augurereste di essere morte stecchite).
Bene, già il fatto che vi siano solo 4 milioni di abitanti in un posto così bellino e grande pure il doppio dell'Italia qualche dubbio ve lo dovrebbe fare venire... e no, non sono i prezzi degli affitti che sono troppo cari. Ok, non arriva la Perrier, ma potete sempre sorseggiare un po' di saluberrima acqua di falda, no?
L'acqua di falda nella Repubblica Centrafricana infatti è già frizzante. Ferrarelle?
Di più.
Inquinelle.
Non mi chiedete come, cosa o perché, ma non c'è una goccia di aqua di falda che sia potabile. Non è un caso quindi se su 622 mila chilometri quadrati di superficie solo 20 mila sono irrigati (equivalenti all'Emilia Romagna). Per il resto si va di acqua fluviale.
Ora, considerato che c'è pieno di potamocheri e, quindi, pieno di fiumi, uno si domanda, ancora una volta, dove stia il problema.
So che avete già intuito, birbantelle!
Avrei potuto narrare le gesta dell'entero-HAV, del mobilissimo Campylobactera o della Salmonella Tiphy, si possono scrivere poemi sull'HIV, per non dire dell'onnipresente Meningococco. Sono tutti frequenti compagni di viaggio nella Repubblica Centrafricana, a volte quasi fastidiosi, appiccicosi, certuni quando ti si attaccano proprio non se ne vanno più!
Ma il plasmodio falciparo...
Ah! il plasmodio falciparo!
Intanto ecco la solita foto di repertorio. Purtroppo non è il suo profilo migliore.
Dunque, il plasmodio falciparo è un protozoo. Quando vi viene amichevolmente a trovare, di solito è ospite del vostro fegato. Ci sta dai 6 ai 15 giorni durante i quali si dà alla pazza gioia della riproduzione asessuata (protozoi, tsk!). A questo punto produce dei merozoiti che immette nel vostro sistema cardio-circolatorio. I merozoiti si appiccicano alle cellule del vostro sangue e le fanno esplodere di contentezza. A questo punto siete colpiti da anemia dovuta all'emolisi. Siccome siete pieni di cellule del sangue impazzite come una discoteca frocia dove ad un certo punto parte "Siamo Donne!", ecco che i vostri reni si mettono ad espellere sangue. Si chiama emoglobinuria. Seguono, in ordine sparso, convulsioni, artalgia, ingrossamento della milza, febbre, brividi, vomito, forte mal di testa, collasso renale, ischemia cerebrale, coma e, nei casi più gravi, morte.
Indovinate dove vive il plasmodio falciparo?
State per dire nell'acqua dei fiumi, lo so.
Questa è la tua risposta definitiva?
La accendiamo?
Sbagliato! (cheppeccàààt'!)
No no no, un protozoo come lui mai starebbe nella falda di Inquinelle, no, assolutamente no.
Sta nello stomaco di un insetto troppo simpatico.
La zanzara anofele.
Ebbene sì, cari amici ascoltatori, la Repubblica Centrafricana è flagellata dalla malaria, oltre che dalla diarrea batterica, dall'AIDS, dall'epatite A, dalla meningite e dalla febbre tifoide.

[il punto]

È dunque il momento di fare il punto della situazione.

Innanzi tutto dobbiamo rivedere un gioco, molto diffuso tra i bambini, tipo "chi butti nel letto di spine? chi butti nel letto di rovi? chi butti nel letto di rose?" con "chi butti al largo di Saint Vincent? chi deporti nella Repubblica Centrafricana? ecc..."
Poi, è importante viaggiare informati. Ad esempio, se proprio non riuscite a resistere ad un safari in questo luogo idilliaco, se siete amanti del rischio, della lotta incessante contro gli insetti e del brivido della caccia al potamochero dai ciuffetti, allora la Repubblica Centrafricana fa per voi!
2.062 euri da Milano con le linee aeree marocchine e siete nella capitale Bangui. Dopodiché cazzi vostri. Dunque ci sono 50 aeroporti tra i quali spostarvi, peccato che 47 siano senza pista asfaltata.
Poi ci sono ben 10,000 telefoni e 60.000 cellulari satellitari. E un casino di radiotelefoni. Eh sì, perché non potendosi spargere a man bassa fili di rame in lungo e in largo -tantopiù che metà della popolazione è semi-nomade... ora, ve li immaginanate i pali del telefono che li seguono ad ogni spostamento?- ecco che tutti si fanno il radiotelefono. Di solito se lo fanno in casa con un paio di latte di alluminio e del rame. Funziona abbastanza bene. Radio Maria si sente da dio!


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mercoledì, maggio 10, 2006

Film


(la trasognata)

Hai mezz’ora di tempo, te la prendi comoda. Il sole non è caldo come vorresti e controlli che il biglietto del treno sia in tasca. Con un sorriso un po’ ebete cammini e pensi.

Sei già alla volta che hai interrotto la lezione perché dovevi cambiare il pannolino al pargolo. La scena è di una tenerezza immane e tu sei un brodo di giuggiole. Chi sta in aula con te un po’ meno…

Torni alla discussione che avete avuto prima di averlo:

- Ma vogliamo davvero averne uno? Dico, dovremmo avere un po’ di stabilità prima, no?

- No no, prima abbiamo un figlio, poi diventiamo stabili. Sennò rinviamo sempre, invece così ci costringiamo a trovare un modo di diventare stabili.

- Be’, con la convivenza ha funzionato. Ma stavolta è un po’ masochista come cosa o è solo una mia paranoia?

- Qualcosa contro il masochismo?

- No no, per carità, chi ha detto niente!

Eh sì, perché tutto è cominciato quando, dopo due settimane che vi conoscevate, avete deciso di andare a convivere.

Ti fermi a comprare un biglietto dell’autobus al tabacchi lungo la via. Quando esci ti resta in corpo la curiosità di sapere se la signora dopo di te ha vinto o perso al gratta e vinci.

Dovevate trovare casa, e avete preso camera insieme. Con un azzardo clamoroso. Quattro mesi dopo abitavate felicemente insieme, studiavate, lavoravate. E vi dividevate le cure di quel delizioso fagottino paffuto e tranquillo. E ovviamente avevate coinvolto due diverse e altrettanto complesse reti amicali per riuscire a mettere in piedi tutto questo e resistere. Quando tra voi tre scoppiava un raffreddore, anche l’ANSA batteva la notizia, che rimbalzava per il continente producendo telefonate di apprensione, e-mail di raccomandazioni e, nei casi di raffreddore grave, anche l’arrivo di qualche supporter. Quando ti venne la febbre arrivò la sorella dall’altro capo dell’Europa.

Ti accendi una sigaretta aspettando l’autobus

E poi pensavi ai suoi occhi, ai suoi abbracci teneri, ai folli luoghi delle vostre scopate interminabili, compreso il treno notturno per attraversare la Germania e la macchina noleggiata in sosta lungo una strada statale in Dalmazia -alle undici del mattino in piena estate. Quegli occhi che ti avevano stregato un giorno in biblioteca, al punto che ricordavi solo quello e avevi cancellato il resto.

Cara, prima di partire con l'invito a cena e farti tutti questi film ti sei accertata che almeno non sia etero?

mercoledì, maggio 03, 2006

Paradisi Dimenticati #1

Sono fiero che possiate assistere, oggi, alla nascita di una nuova rubrica su questo blog. Come accennato in precedenza infatti, la ristrutturazione in corso consentirà la creazione di rubriche specifiche a cadenza casuale per fare un po' d'ordine nel mare di idiozie cui do vita. La nuova nata si chiama Paradisi Dimenticati, e sarà dedicata ad ameni luoghi giustamente scivolati nell'oblio, non (ancora) fagocitati dalla globalizzazione. Ammesso che vi riusciate, li potrete pensare come luoghi lontani, dove non giungono neppure gli echi dei ritmi frenetici dell'Occidente moderno, del turismo di massa, talvolta del turismo tout court. Talvolta neppure degli slogan soavi Wanna Marchi. Insieme scopriremo la risposta a una domanda assillante, ovverossia perché sono stati dimenticati. E scopriremo che vi sono ottime ragioni. Iniziamo quindi oggi con un piccolo arcipelago a Est del Mar dei Caraibi.
Se il cinismo vi suscita reazioni epidermiche o sentimenti di pietà cristiana, uscite dal sito.

Saint Vincent e Grenadines
-viaggio nel rutilante mondo della fecola di maranta-
So bene che la domanda che vi state ponendo è: Dove cazzo stanno Saint Vincent e Grenadines?
Site a circa 300 Km a nord della costa venezuelana, le isole dell'arcipelago hanno una superficie complessiva di 389 Kmq, due volte la città di Washington, meno di 650 campi di calcio. L'isola maggiore è Saint Vincent. Tutte le altre si chiamano Grenadines. Infatti lo stato si chiama Saint Vincent e Grenadines. Come se la Sicilia si chiamasse Sicilia, Egadi, Eolie, Pelagie e Ustica. Già questo è un primo indizio del perché le Isole sono un Paradiso Dimenticato. Auitatevi con la cartina per individuarle, ma sappiate che questo dettaglio è solo la prima di una serie di perle che questo locus amenus ci fornisce.
[ordinamento politico, storia, geografia, altro...]
Ufficialmente si tratta di uno stato sovrano facente parte del Commonwealth, in pratica si tratta di un condominio. I locali parlano Inglese e Francese Patois, ma lo stato non ha una lingua ufficiale (...). Elegge un parlamento di 15 deputati, più 6 nominadi dal capo dello stato: Elisabetta II (poi uno si domanda perché la democrazia spesso non funziona).
La storia di questo stato è interessantissima. Ci arrivano inglesi e francesi. Litigano. Vincono gli inglesi. Cominciano a deportare schiavi. Continuano a deportare schiavi. Smettono di deportare schiavi. Con una storia così, nell'Università post-Zecchino potreste anche fare una tesi in Storia di Saint Vincent e Grenadine e laurearvi "nei tempi prestabiliti".
Anche la geografia è interessantissima. Su Saint Vincent c'è un vulcano attivo, La Soufrière, di 1.234 metri. Fine. Gli abitanti lo ricordano ancora per la violenta eruzione del 1979, anno dell'Indipendenza (ci sarà un nesso?). Fine della geografia.
Non ci resta che domandarci cosa facciano e di che campino i 117.848 abitanti delle isole. Uno si dirà: prendono il sole e vivono di frutti tropicali, godendo queste bellissime spiagge, no?

[attività ed economia?]
NO.
Avremo modo di scoprire il perché tra qualche riga. Nel frattempo sappiate che la totalità delle esportazioni delle isole sono banane (39%), taro, fecola di maranta e racchette da tennis.
Procediamo con ordine: sulle banane non avevamo dubbi; tutti i paesi tropicali esportano banane. Poi c'è il taro. Abbiamo una foto di repertorio del taro. Eccolo.
Invitante, vero? Qui (in italiano) e qui (in inglese, più estese) potrete trovare utili notizie sul taro. Tutto quello che vi serve sapere è che è una specie di patata piena zeppa di cristalli di ossalato di calcio che la rendono assolutamente nociva e potenzialmente letale se ingerita cruda. Potete stracuocerla o grigliarla e ottenere delle specie di patate piene di calcio e acido ossalico. Quindi gli abitanti multireligiosi dell'arcipelago friggono banane e fettine di taro davanti ad un mare bellissimo con il divieto di balneazione.
Poi c'è la fecola di maranta.
Ah, la fecola di maranta! Quando c'è lei...
Intanto, ecco la maranta.
Il vostro bebé ha un arrossamento da pannolino? Preparate un ottimo borotalco erboristico fai-da-te con la fecola di maranta! Ti sembra impossibile? Stupisciti qui!
Siete vegane e non sapete come sostituire le uova? Da oggi potete farlo con due cucchiai di fecola di maranta, polvere di latte di soja e tofu schiacchiato! Vuoi sapere come? Clicca qui!
Avete invitato a cena i vostri amici da Osaka e non sapete che preparare? Sarà la fecola di maranta a salvarvi! Scopri qui come fare! Scoprilo adesso!
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Ora, sulle banane, eh vabbe'... in merito al taro, sono come le patate in Irlanda e i pomodori in Campania, circa la maranta abbiamo scoperto tutto quello che c'era da scoprire. Ma perché un quinto delle esportazioni di Saint Vincent e Grenadine siano racchette da tennis è una cosa che, credo, non scopriremo mai... possiamo solo fare delle ipotesi (sotto).

[il punto della situazione]
A questo punto abbiamo un quadro perfetto della quotidianità dei Saintvincentiani (aggettivo ufficiale per indicare gli isolani). Alla mattina si svegliano e iniziano a lavorare il taro per la cena, nel frattempo, con un'occhio al vulcano e uno all'orizzonte, sbocconcellano banane. Qualcuno, intanto, fa un lavoro massacrante sotto il solleone caraibico per ottenere la fecola dalle radici di maranta. I bambini giocano a tennis. Tantissimo. Quando muoiono le loro racchette vengono esportate. Muoiono tantissimi bambini, 15 ogni 1.000 nati vivi. Per questo esportano un sacco di racchette da tennis. Quando la fecola è pronta, viene fatta una pappetta o una frittata o una grigliata di squisita maranta, con taro e banane. Poi tutti tornano a giocare a tennis guardando malinconici il mare e l'orizzonte.
E vedono questo.
Barche? Baleniere? Pescherecci giapponesi? Sottomarini nucleari USA? Niente di tutto questo. Solo deliziose petroliere venezuelane.

Il petrolio versato in mare dalle petroliere che lasciano il Venezuela e gli scarichi degli yacht privati sono finiti sulle spiagge dell'isola e hanno inquinato le acque costiere. Un ulteriore danno alla costa è stato provocato dal deflusso superficiale delle acque piovane e dall'uso di fertilizzanti e pesticidi per le coltivazioni di banane, taro e maranta. In molte zone, a causa dell'inquinamento, è addirittura proibito nuotare. Le altre sono sotto le pendici del vulcano. Alcune specie animali, come il pappagallo di Saint Vincent, sono in via d'estinzione, sebbene nel 1990 circa un quinto dello Stato si trovasse all'interno di aree protette. A causa di una serie di fattori di disturbo, si stanno inoltre verificando seri danni alle barriere coralline.
Ma so che, segretamente, sotto sotto, ancora state fremendo per andare a Saint Vincent. So che, in fondo, il vostro sogno proibito è uccidere un bambino sfondandogli la cassa toracica con una palla da tennis.
E' dunque il caso di spiegarvi come si arriva a Saint Vincent. Un modo è prendere un aereo per Caracas, arrivare ad un qualsiasi porto lungo l'Orinoco, salire su una petroliera e poi, con una scialuppa, andare a realizzare i vostri sogni assassino-alimentari.
Pensavate di potere prendere un volo diretto per le Grenadine, eh? Ma, care mie, l'unico aeroporto con la pista asfaltata sta a Saint Vincent e, visti i guagi diplomatici con il Venezuela, dovestre prima andare a Trinidad e Tobago o in Jamaica, e poi cercare una lambretta a eliche che vi porti nel vostro paradiso dimenticato preferito.
Volete prenotare un albergo? Buona fortuna. Ci sono circa 20.000 apparecchi telefonici in tutto il Paese. In compenso ci sono circa 57,000 cellulari (1 ogni 2 abitanti). Volete prenotarlo via internet? Be', ci sono 8,000 utenti internet e 21 host (a San Marino sono 2.166, ma con 30.000 abitanti e 15.000 utenti), quindi la vostra banda larga morirà sul filo di rame intasatissimo della rete locale.
Bene, buona permanenza. Poi mandateci le foto e le cartoline (ah, i collezionisti impazziscono per i francobolli di Saint Vincent e Grenadines...)

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