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L'intenzione, che covava tra le pieghe delle meningi, era il post autocelebrativo in vista del lungo viaggio che TheDutchess sta per intraprendere. Ma i casi della vita non mancano mai di offrire spunti improvvisi che in momenti di fermentazione creativa trasformano ogni moto dell'agire in espressione di pura potenza egoista. E così da una porta sbattuta nasce una nuova pagina di diario.
[si noti che la cosa è resa ancor più eroica e sublime e perfida dacché il PC mi ha piantato alla fine della prima stesura e blogspot non ha recuperato che fino alla prima foto nonostante avessi salvato...]
Il Sublime
-post d'eroismo e perfidia-
L'una è passata da poco. Il mio libro della buonanotte è "The Lesbian S/M Safety Manual" (per i feticisti delle bibliografie, a cura di Pat Califia, 1988, Lace Publications), quando il sonno si fa sentire sono al capitolo "So you wanna be a sadist? how to make it hurt so good in one easy lesson", e per la precisione al paragrafo Reality Chacking, dopo avere passato Humiliation, Infantilism e How to Make a Public Scene Hot. Dopo le titaniche fatiche domenicali della cena con i colleghi di corso, iniziate con la pulizia della casa che potete bene immaginare e culminate con un trionfo culinario, proseguite con un lungo lunedì di pulizie after-dinner, la stachezza di faceva sentire.TheDutchess, deposte le sudate carte, si appisola soavemente... per essere svegliata poche ore dopo dallo sbattere di una porta.Kyle, accompagnala, per una volta nella vita!
Una mandria percorre il corridoio con la levità di trecento gnu giù per un pendio. Giunta in soggiorno, si ferma.
Voci.
Tre, di cui due femminili. Una particolarmentre gentile, s'insinua tra le pieghe delle meningi stridula e nasale, rediviva Sandra Milo con il raffreddore.
Forse, tra le altre, una quarta voce maschile sommessa che non riesco a ricordare.
Odo, attraverso le pareti di carta di riso di questo prefabbricato in cui la generosa e rispettosa università di questa città mi ha piazzato, che una conversazione dal volume tutt'altro che basso ha inizo. Ed essa è accompagnata dalla delicata musica jazz di una tromba solista, che come una talpa ti scava nel cervello.
Anni di educazione cattolica e la spossatezza di una giornata lunga mi fanno dire che posso pazientare, poiché passerà. Passerà. Passerà.
Alle 4.48 sono steso a letto con gli occhi sbarrati. Sento Mikko -l'unico la cui stanza non dia sul soggiorno- uscire per chiedere silenzio: d'altra parte lui deve partire per Budapest l'indomani mattina. Dice, e chiude la porta dietro di sé.
Il volume non varia di un decibel, la troba continua a suonare. Sono piuttosto incazzato. È come averli in stanza, come se conversassero con me e sento, sollevato, le frasi di rito che conducono una conversazione verso il suo termine: ci risentiamo, ti ho lasciato il mio numero, ci possiamo vedere domani. Sono le 5. È chiaramente il volgere al termine di un abbordaggio conclusosi sulla soglia della camera da letto. Anche se sono etero, posso rispettare la cosa. Dopotutto la ragazza di Kyle è andata in Francia e non tornerà fino alla fine di ottobre quindi lui se la spassa... Ma, a questo punto, fa l'errore, il passo che non avrebbe dovuto mai fare: "volete del vino"? Ora, a parte che hai offerto un volgarissimo rosé sudafricano, a parte che so che resteranno i cerchi rossastri sul tavolino di legno che pulisco quotidianamente, a parte che quando hai detto vino m'è preso il panico perché tu, sciacallo, saresti stato capace di offrire il Chianti senese che mi è stato regalato la sera prima e che non siamo riusciti a stappare (e qui metto istintivamente le mani al collo come se mi stessero rapinando dei gioielli), dico, ma che cavolo, ma se ne stanno finalmente andando e offri del vino? Dietro la porta della mia stanza? ridendo e scherzando? alle cinque passate? che già albegga?!
Bene, bisogna intervenire. Ho detto che mi era parso un abbordaggio, vero? Sì, l'ho detto.
Nei pochi attimi che mi ci vogliono per scviolare fuori dal letto in costume adamitico e mettere addosso due stracci -che la mitologia vuole siano stati un tanga potamocherato con tanto di ciuffetti laterali e un baby doll nero e oro piumato, ma che in realtà erano solo un paio di boxer lilla con disegnini verdi e una maglia della salute bianca che ho "preso in prestito" dal mio ex circa... un anno fa- ecco, in questi secondi di rumori d'armadio e ciabatte che provengono dalla mia stanza la conversazione s'acquieta. All of a sudden.
Penso di essermi guadagnata sul campo una specializzazione in psicologia infantile. Le battute standard sono pronte. Il tempo di aprire la porta e vedo fare capolino da dietro l'angolo la testa nera di Luke, il compagno di strimpellate di Kyle. Dunque eravate letteralmente dietro la porta della mia stanza, seduti sul divano che poggia su quella parete... che carini. E qui entriamo nella dimensione "Daria". Le battute standard sono caricate di cinismo.
Abbiamo delle foto d'archivio di Kyle.
Attraverso in diagonale il soggiorno, bicchiere in mano, per raggiungere la cucina, senza neppure considerarli. Quando sono fuori dalla loro vista, la conversazione che già conosco in ogni sua parte ha inizio.Luke: Ti abbiamo svegliato?
TD: Così pare.
Luke: Ma stavamo sussurrando
TD: Yeah, maybe, I guess so
Luke: Ma quand'è che ti abbiamo svegliato?
TD: Non ricordo se è stato quando avete sbattuto la porta, quando avete saltellato per il corridoio, quando avete messo la musica o quando vi siete messi a chiacchierare dietro la parete sottile come la carta della mia stanza.
Luke: Quindi ti abbiamo disturbato?
TD: No, anzi. È bello ogni tanto cambiare, essere svegliati alle quattro e mezza e non dormire tutta la notte. Così, per evitare la routine, aiuta a non annoiarsi nella ripetitività delle giornate.
A questo punto succede una di quelle cose rare e preziose, quando è come se tutto il cosmo si alleasse con te per aiutarti a realizzare lo scopo. Io volevo ridicolizzarlo davanti alle tizie, e lui stesso, da sé, provvede in un modo che migliore non potevo immaginare
Kyle: Dici sul serio?
TD: Kyle, please…
Sì, di fronte a tanta cretinità anche la peggiore forma di cinismo di cui sono capace si è arresa.
Così, finito di sorseggiare il bicchiere d’acqua, inizio a fare l’attività che ormai, in questa casa, mi caratterizza: lavo la padella sporca.
Kyle (sottovoce): Che facciamo?
Luke (sottovoce): Non so…
TD: No, tranquilli, fate pure, io tanto sono ormai completamente sveglio. Sto addirittura lavando i piatti, ché qui non lava mai nessuno. Voi continuate pure, spero di non disturbare, finisco subito. [ok, mi ero sbagliato, un modo peggiore di ridicolizzarlo c’era].
Kyle (sottovoce): Be’ Luke, sei stanco? Possiamo continuare
Luke (sottovoce): Mah, io direi di no…
Kyle (sforzandosi di risultare simpatico): vuoi andare a dormire? Oh ragazzo, su, ha detto che possiamo continuare.
Kyle è ridicolo, Luke imbarazzatissimo, il quadretto è assai grottesco. Io sono molto divertito nel constatare che lui, ormai, va da sé, perfezionando la propria ridicolizzazione. A questo punto, non resta che andare verso il bagno e fare la doccia. Dopotutto sono quasi le sei del mattino.
Lascio così il tempo alle finniche di dileguarsi, mi prendo il mio tempo, ed esco. Avvolto nel mio accappatoio policromo tipo Missoni (povero), incedo aristocraticamente con l’infradito verso la stanza.
E sono indescrivibili la gioia e il godimento che provo quando, chiusa la porta alle mie spalle, lo sento mandarmi a farmi fottere perché gli ho mandato in vacca l’abbordaggio. E il suo fegato gli deve rodere certamente ancor di più al pensiero degli sforzi che ha fatto tra venerdì e sabato per ingraziarsi le mie simpatie mostrando una cordialità esagerata (vuoi una canna? vado al supermercato, serve qualcosa? faccio il tè anche per te? Domenica stai pure con gli amici, quanto volete, io esco, tranquilli). Offerte che non mi è mai manco passato per l’anticamera del cervello di rifiutare. Ho signorilmente sempre accettato. Respingerle sarebbe stato così maleducato.
Dopo mesi, finalmente, meritata rivalsa.
Cantava Lio:
La vengeance est un plat qui se mange froid
Et tu va te glacer d’effroid
En constatant mon appetit
Est loin d’etre petit petit
Tu peux prende tes jambes à ton cou
Vite avant que je te le tord
Ce qui ressemblerait encore beaucoup trop
A de la miséricorde
(La vendetta è un piatto che si consuma freddo/ e tu raggelerai dallo spavento/ constatando che il mio appetito/ è tutt’altro che piccolo piccolo/ Puoi andartene a rotta di collo/ presto, prima che te sia io a spezzartelo/ Il che somiglierebbe ancora davvero troppo/ a della misericordia)
Sì, le vie delle Signore sono infinite…
E adesso, con lo sguardo sornione volto allo schermo e alle mie venticinque lettrici, ordino mentalmente i bagagli per la partenza. Eh sì, TheDutchess parte, ma vi terremo aggiornat_. Domani sera, ore 20,05, treno notturno da Amsterdam Centraal a Basel SBB, binario 5b, arrivo ore 6.54. Quindi Intercity per Milano alle 7.04 dal binario 4, con arrivo alle 12.35, e poi RitaExpress… giù fino alla Sicilia, destinazione Palermo. 2.550 Km, circa 39 ore di viaggio per Rita Borsellino, per liberare la Sicilia. Zaino da trekking, valigia blu da 15 Kg, trolley verde mela, beauty case, cappelliera, baule con gli effetti personali… e gli occhi lucidi luci per la speranza e la trepidazione, dritti fino alla cabina elettorale, per apporre il segno sulla scheda e, sperabilmente, per lasciare il segno.
Già mi vedo, in questa scena holliwoodiana in cui minacciosi punkabbestia siculi assaltano il treno organizzato per salire senza biglietto, con me che li addomestico nel mio abitino cinese nero e rosso sangue e il frustino da cavallo, su 10cm di tacchi a spillo cromati e zeppe satinate… sì, mi stanno arruolando nel servizio d’ordine!
Cuffaro, il prossimo sei tu!
(e ragazze, se riesco a camminare in equilibrio coi tacchi sulla ciccia budinosa di vasa-vasa… be’, come minimo voglio essere assunta in cielo, o per lo meno assunta con un contratto a tempo indeterminato!)